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Cave, suoli e discariche
Oltre 200 siti salentini
contaminati e da bonificare





di Tiziana COLLUTO

LECCE - Leggere quell’elenco fa venire le vertigini
: sono oltre 200 i siti “potenzialmente contaminati” 
mai bonificati nelle tre province jonico-salentine. 
Quelli noti, s’intende. Conosciuti non da ieri, ma
 da quasi vent’anni, da quando nel 1994 l’Enea,
 l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie,
 l’energia e lo sviluppo sostenibile, ha stilato il primo
 censimento ufficiale delle aree inquinate. Erano 991
 in tutta la Puglia: 266 a Lecce, 170 a Brindisi, 127 a
 Taranto. A causa di metodologie non omogenee e di
 localizzazioni non esatte, è stata necessaria una forte scrematura per dare credibilità a quella lista 
che incrociata con quanto riportato nella Banca dati tossicologica del 1997-2001, ha gettato le
 fondamenti del primo Piano regionale delle bonifiche del 2001. È in quel documento, il primo vero
 strumento di pianificazione, che il numero dei siti “su cui la Regione aveva ravvisato necessità di
 intervento con azioni di bonifica e/o messa in sicurezza” è stato ridotto a 270. Di questi,
 “più dell’80% è costituito da emergenze
 in provincia di Lecce, mentre nessun sito è stato menzionato per la provincia di Taranto”.